Стон

Превод на италиански: Антония Ценова 

IL GEMITO 
 
Nereggia, foresta, nereggia, sorella mia, nereggiamo in due con te… 
 
D’inverno la fredda foresta 
mi apre dinanzi tristi sentieri 
si spegne profondo tra le nere fronde 
l’alba – precoce – una piaga. 

Mi porta il mondo in posti tremendi 
me – ansiosa e fumida, in paludi deserte 
– oh foresta mia nera sorella! 
Il tuo nero fogliame, 
le mie lacrime piangon – ripetono, con lentezza, con amarezza 
la preghiera, il gemito, il mio richiamo: 
Ohimè, dov’è lui! 

(Laggiù – mi chiama forse la tomba del mio amor dolente.) 
Giorno e notte 
senza requie 
dappertutto io lo cerco 
e nel mondo 
avanzo 
coi piedi lacerati, senza vigore 
– in fondo alla notte è il cuore – 
notte e giorno 
senza requie 
mille anni 
mille secoli: 
ohimè, dov’è lui? 

E lancia il vento invernale 
un grido gelido e affliggente 
– un gemito pietrificato – 
nel buio del dolore senza sofferenze 
svanisce – la terra – allontanata. 

Oh foresta mia nera sorella! 

Il sole in caverne mute lo ammazza: 
in notti orrende senza luce, senza stelle 
egli risorge e nel sangue sguazza 
agli incroci intrecciati nelle basse valli. 
Il mio dolore lo raggiunge 
– un incorporeo fantasma. 
Rosso dagli omicidi, nero dalla nebbia morta, 
egli entra nel mio sogno 

(mentre dormono le icone) 
 
sul far dell’alba – uno straniero atroce 
 
(mentre dormono le icone) 

e getta ai miei piedi 
camicie insanguinate, teste nere 

(mentre dormono le icone). 

Non ho più viso – non ho più occhi 
– oh sorella mia nera foresta! 
Dinanzi a me il sentiero si torce 
in una spirale amara, sotto l’alba funesta.